Matilde Cassani

Seconda edizione

dal 7 maggio 2023 al 30 novembre 2023

Matilde Cassani

Matilde Cassani si muove al confine tra architettura, allestimento e design di eventi. La sua pratica si occupa delle implicazioni spaziali del pluralismo culturale nella città occidentale contemporanea. I suoi lavori sono stati esposti in molte istituzioni culturali e gallerie d’arte e sono stati pubblicati da diverse riviste come Architectural Review, Domus, Abitare, Flash art, Arkitecktur, Arqa. È stata resident fellow presso l’Akademie Schloss Solitude di Stoccarda e l’Headlands Center for the Arts di San Francisco. Storefront for Art and Architecture a New York ha ospitato la sua mostra personale Sacred Spaces in Profane Buildings nel settembre 2011. Ha progettato il Padiglione Nazionale del Regno del Bahrain alla XIII Biennale di Architettura di Venezia nel 2012 e ha fatto parte della XIV Venice Architecture Biennale con l’opera “A celebration day,” acquisita dal Victoria and Albert Museum di Londra. Recentemente è stata coinvolta nella Triennale di Architettura di Chicago, nella Triennale di Oslo e invitata a Manifesta12 a Palermo. Attualmente insegna al Politecnico di Milano, alla Domus Academy e all’Architectural Association di Londra in collaborazione con Unit 11.

Quasi nessuno

Dopo il successo ottenuto dal primo intervento artistico di Margherita Raso all’interno del campanile della chiesa di Santa Maria nell’abbazia di Lucedio nel Comune di Trino Vercellese, Aptitudeforthearts – iniziativa di arte sul territorio nata nel 2021 per valorizzare il patrimonio culturale materiale e immateriale del Vercellese – annuncia per la stagione 2022-2023 il nuovo progetto della designer e artista italiana Matilde Cassani. Nella volontà di sostenere la ricerca artistica femminile, Aptitudeforthearts invita artiste di diversa generazione e provenienza a riflettere sul paesaggio della risaia e a immaginare un intervento liberamente ispirato alle sue storie. Se Margherita Raso ha realizzato un progetto che si confrontava con le atmosfere dell’Abbazia cistercense di Santa Maria di Lucedio, plasmando lo spazio attraverso tessuto, opere scultoree e un’installazione sonora, l’intervento di Matilde Cassani – la cui ricerca da anni opera al confine tra architettura, installazioni e performance – si focalizzerà sui campi delle risaie vercellesi, enfatizzando la dimensione narrativa e rituale di un territorio magico e insieme misterioso. Entro questo paesaggio mutante, Matilde Cassani ha sognato infatti di veder comparire qua e là una compagnia di spaventapasseri, scelta come protagonista della seconda edizione del progetto.

Credits foto: Delfino Sisto Legnani

Principato di Lucedio, 11 aprile 2023

In occasione della sua seconda edizione, l’associazione Aptitudeforthearts è lieta di presentare il nuovo progetto Quasi Nessuno di Matilde Cassani, designer e artista la cui ricerca da anni opera al confine tra architettura, installazioni e performance.

 

Nata come iniziativa di arte sul territorio dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale del Vercellese, Aptitudeforthearts conferma con questo secondo episodio la volontà di sostenere la ricerca artistica femminile invitando artiste di diversa generazione e provenienza a riflettere sul paesaggio della risaia e a immaginare un intervento liberamente ispirato alle sue storie.

 

Per la stagione 2023 l’invito è stato esplicitamente pensato in relazione alla possibilità di agire nel contesto naturale, entro un circondario ampio e generoso che abbracciasse la vastità della risaia, oltre il confine di uno specifico manufatto architettonico. Quasi Nessuno è la risposta di Matilde Cassani il cui sguardo indaga la risaia come fenomeno socio-antropologico prima che estetico. L’artista e designer, nel corso delle ricerche svolte in situ, si è soffermata infatti sulla progressiva rarefazione della figura umana nel paesaggio agricolo, sempre meno abitato da corpi e sempre più attraversato da racconti, storie di comunità scomparse, voci di fantasmi che echeggiano dietro le colline, il comparire e lo scomparire dell’acqua sempre meno abbondante, il nidificare degli aironi che segnano il passaggio delle stagioni.

 

Chi oltre a questa fauna abita questi luoghi? Quasi Nessuno. Il tema del progetto si snoda allora attorno a questa semplice domanda che porta Matilde Cassani a discutere su quello che lei stessa definisce “il miraggio di un uomo”, la sua presenza isolata tra gli animali, il suo essere un animale tra i tanti, fragile come gli altri che subiscono gli effetti del cambiamento climatico dove sovrana regna la signora Siccità.

Cassani trasforma la risaia in un universo fiabesco, popolato di figure visibili, echi di chi non c’è più, comparse sfuggenti che si intravedono all’imbrunire. Qui ha infatti sognato di veder comparire qua e là una compagnia di spaventapasseri.

 

Personaggio magico, favolistico non privo di una dimensione legata al fantasmagorico, lo spaventapasseri è una immagine che unisce l’antico con il contemporaneo, figura sacra e insieme fantoccio del presente, metafora concreta della idea di efficienza della natura, figura diversa, vestita di stracci e stranezza che accampa la sua bizzarria entro una ricchissima letteratura legata soprattutto alle innumerevoli traduzioni e infiniti adattamenti del celebre romanzo di L. Frank Baum, Il meraviglioso mago di Oz, pubblicato per la prima volta a Chicago nel 1900. Quasi uomo (o quasi donna?), pupazzo (o bambola?) al confine tra realismo e immaginazione, politicamente interpretato come il simbolo della classe agricola, lo spaventapasseri è un dispositivo visivo, un oggetto pauroso, detto anche spauracchio, tradizionalmente un manichino da vestire in modo “strano”, “diverso” e comunque capace di indurre alla fuga il volatile attraverso indumenti bizzarri. Anche solo da questi brevi accenni sembra chiaro quanto lo spaventapasseri incarni la dimensione della paura, della diversità, della problematica relazione che si instaura tra essere umano e essere animale all’interno di un paesaggio naturale dove il primo coltiva la terra e il secondo se ne ciba e viceversa. Lo spaventapasseri in questo senso interpreta in chiave post umana il tema della cura del territorio, abbracciandone ogni possibile traduzione nel campo del vivente.

 

Isolato e spesso in silenzio questo “vivente”, non più solo donna né solo uomo ma diventato comunità, si tiene compagnia nel paesaggio lunare della risaia che, secolo dopo secolo, ha assistito stagionalmente alla trasformazione del sistema agricolo. 

Il progetto immaginato dall’artista per queste ragioni abbraccia un tempo ampio, dove poter monitorare il cambio delle stagioni osservando il circondario della Abbazia di Lucedio e in modo particolare le aree agricole comprese tra i terreni del Principato di Lucedio, che lo ospitano.

Il progetto si avvale della collaborazione con il fotografo Delfino Sisto Legnani che da anni collabora con Matilde Cassani e che anche in questo caso si misurerà con l’artista nella indagine del contesto.  

 

Quasi nessuno è stato realizzato con il generoso sostegno di Principato di Lucedio srl e con la collaborazione di Botto Giuseppe e Figli S.p.A e con la collaborazione di Set-up e Studio Matilde Cassani.

Si ringrazia il Politecnico di Architettura di Milano, Progetto di micro stage Corso di Arte Contemporanea e Spazi, Professoresse Anna Mazzanti e Matilde Marzotto Caotorta , LCA Studio Legale, Borgo Ramezzana Country House, Efebia srl, Manfredi Perrone e Paolo Schenone.

Si ringraziano Luisa Gervasio, Andreina e Paolo Carrà, Luca ed Helen Brondelli di Brondello per l’amichevole partecipazione al video di narrazione.

 

Credits: Giovanni Emilio Galanello

 

Matilde Cassani prosegue in questa nuova avventura progettuale la sua indagine sulla antropologia del paesaggio. In questa prospettiva il progetto quasi nessuno ha visto la realizzazione di una performance agita da alcuni protagonisti della imprenditoria agricola del territorio. Attorno a un tavolo sovra dimensionato sei abitanti di questo paesaggio e una mondina hanno cenato ripresi dalle telecamere in una sala della Abbazia di Lucedio, un tempo utilizzata come sala del desco per gli abati minori. Il video sarà oggetto di una ulteriore fase di manifestazione pubblica del progetto insieme alle fotografie realizzate da Delfino Sisto Legnani che racconteranno il trascorrere  delle stagioni nella risia e i suoi effetti sul corpo degli spaventapasseri. 

Credits: @ortiiica

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